lunes, 19 de noviembre de 2012

“Quando percorri una strada per tanto tempo è come se quella strada improvvisamente ti appartenesse. Si finisce per provare il sentimento che si prova nei confronti di qualcosa che in qualche modo amiamo. Una casa, un ricordo, una donna.
Inizia tutto con uno sguardo fugace, un primo approccio visivo che possa fartela inquadrare. Pian piano la osservi ancora, attendendo che lei ricambi lo sguardo
, che sorrida, o che per lo meno, diavolo, faccia qualcosa di comprensibile. A quel punto le cose sono due: puoi rischiare di essere troppo invasivo, di frugare troppo con lo sguardo oppure, se riesci ad essere capace, il suo volto ruota, verso di te, sorride, china il capo e torna a chiacchierare con le amiche. Hai ottenuto il tuo lasciapassare. Allora ti perdi, inizi ad osservare tutto, scrutando ogni minimo particolare, ogni minima particella del suo corpo, dei suoi capelli, dei suoi occhi, in religioso silenzio,quasi per non disturbare la memoria mentre registra ogni dettaglio, come per paura di dimenticare qualcosa, se solo ci si distrae per un secondo.
Ed è lì che capisci che ti apparterrà. Quando ogni mattina, girando il capo verso l'altro lato del letto osserverai sempre le stesse rughe, gli stessi capelli, gli stessi occhi, con l'unica aggravante del tempo. Si, le strade son come le donne.”

"Cuando vas por una carretera durante mucho tiempo es como si aquella carretera improvisadamente te perteneciese. Se llega a sentir aquello que se siente hacia algo que de algun modo amamos. Una casa, un recuerdo, una mujer.
Todo comienza con una mirada fugaz, un primer acercamiento visual que pueda hacértela encuadrar. La sigues observando despacio, atento a que ella corresponda a la mirada, que sonría o que, al menos, diablos, haga algo comprensible. Llegados a ese punto hay dos cosas: puedes arriesgarte a ser demasiado invasivo, hurgar demasiado con la mirada o, por otro lado, si eres capaz, su rostro se gira hacia ti, baja la cabeza y vuelve a charlar con las amigas. Has obtenido tu entrada. Entonces te pierdes, comienzas a observarlo todo, indagando todos los mínimos particulares, la mínima parte de su cuerpo, de sus cabellos, de sus ojos, en un religioso silencio, casi para no estorbar a la memoria mientras registra cada detalle, como con miedo de olvidar cualquier cosa si te distraes por un solo segundo.
Y es ahí cuando comprendes que te pertenecerá. Cuando cada mañana, girando la cabeza hacia al otro lado de la cama, observarás las mismas arrugas, los mismos cabellos, los mismos ojos, con el único agravante del tiempo. Sí, las carreteras son como las mujeres."

Chiara Porcheddu, 2012

No hay comentarios: